Nell’aprile del 2018, in un bar, all’aperto, seduti ad un tavolino, con le nostre motociclette parcheggiate davanti a noi, dissi scherzando a Mauro Manzoni: «Ma non sarebbe bello fare un viaggio in Europa in moto fino ad Oslo e registrare un disco al nostro arrivo?». Mauro mi rispose: «Ci servirebbero delle motociclette più grandi e poi Oslo è troppo lontana, andiamo a Berlino». Alla fine l’abbiamo fatto, ed è stato pazzesco. “Vanishing Point” è il seguito ideale del primo disco, “Punto Zero” – che Mauro Campobasso e Mauro Manzoni pubblicarono nel 2004: un viaggio senza tempo nella jazz music, che omaggia ancora una volta il film di Richard C. Sarafian del 1971.
“Vanishing Point” esce a distanza di dieci anni dal primo disco realizzato per la Parco della Musica Records, “Eyes Wide Shut” dedicato a Stanley Kubrick. Questa volta la musica prende ispirazione da un viaggio in motocicletta attraverso l’Europa a bordo delle loro BMW nell’agosto del 2019. La meta: Berlino. L’idea era quella di un percorso che traesse ispirazione dai luoghi, dalle tappe, da riflessioni interiori, dai confronti umani e dall’impatto diretto, naturalistico e fisico che soltanto il viaggio in motocicletta da sempre può offrire. I due musicisti sono partiti per la Germania sia con i propri strumenti ed una serie di brani ben definiti ed organizzati ed altri non troppo elaborati: composizioni che in certi casi hanno rappresentato un vero e proprio canovaccio da sviluppare in studio di registrazione a Berlino. In altri casi alcune composizioni sono state ispirate direttamente dai luoghi visitati. Proprio da qui è nata l’idea di associare ad ogni composizione del disco una tappa del viaggio. A Berlino l’incontro con gli amici Gaia Mattiuzzi, cantante e Walter Paoli, batterista, per creare insieme l’album. Ma come spesso accade in questi casi, il tempo non era sufficiente: al ritorno a casa, è nata l’esigenza di definire meglio il lavoro, approfondendo e aggiungendo idee nate durante il viaggio di ritorno in una sorta di asse ideale che legava Berlino con Bologna, città di residenza dei due musicisti.
Durante queste riflessioni, in piena fase di editing e di montaggio e con la partecipazione aggiuntiva di altri preziosi amici musicisti (il contrabbasso di Stefano Senni, le voci di Arianna Cleri, Federica Orlandini, Claudia Pantalone e Andrea Giovannitti che ha sovrainciso più trombe in sezione), è scoppiata la pandemia che ha imposto una violenta battuta d’arresto al progetto. Solamente con l’affievolirsi delle restrizioni relative agli incontri e alla socialità, i due musicisti, coadiuvati da Walter Paoli come co-produttore, hanno potuto terminare serenamente il disco. Incentrato sulle musiche di Campobasso & Manzoni, ma con una visione dell’arrangiamento condivisa a tre con Walter Paoli, il disco spazia dalla forma canzone, declinata attraverso l’ausilio della suite, a composizioni puramente strumentali. Lo stile e quello che Campobasso & Manzoni hanno approfondito e curato nel corso dei molti anni di collaborazione insieme: una visione della musica jazz attuale e moderna, che al tempo stesso si nutre di stili e culture differenti, dalla canzone ed il progressive rock fino musica contemporanea e concreta, con una grande passione per il suono, esplicitata attraverso l’uso dell’elettronica digitale ed analogica, tutto miscelato con gli strumenti acustici.