Home Produzioni Moresche e altre invenzioni
“Moresche e altre invenzioni” è l’innovativo album che Maria Pia De Vito e le 20 voci del suo Ensemble Burnogualà, pubblicano con la Parco della Musica Records. L’accompagnamento è affidato a strumenti propri della musica jazz (pianoforte e contrabbasso) e strumenti antichi e della tradizione etno-popolare (kora, organetto, balafon, zampogna). Tra i molti ospiti del disco, Ralph Towner e Rita Marcotulli. Dopo un lungo lavoro di ricerca creativa compiuto attorno alle “Moresche” del compositore fiammingo Orlando di Lasso (XVI sec.) e le performance in prestigiosi Festival e in luoghi non convenzionali, Maria Pia De Vito e l’Ensemble giungono finalmente a questo lavoro discografico con un materiale inedito e totalmente innovativo nel panorama musicale italiano e internazionale.
La sperimentazione sul canto e sulla voce di Maria Pia De Vito, cantante e compositrice pluripremiata a livello internazionale, da sempre abbraccia diversi campi d’azione. Direttore artistico della Sezione Jazz del Ravello Festival, ma anche docente di canto in diversi Conservatori e College italiani, la De Vito definisce l’Ensemble Burnogualà, da lei fondato e diretto, una “comunità di ricercatori” con cui condivide gran parte della sua indagine creativa. Il risultato è un materiale di grande ricchezza ritmica e contrappuntistica, con interludi, spazi e panorami sonori in cui l’Africa, la Napoli rinascimentale e l’improvvisazione si mescolano e si incontrano nella contemporaneità.
Nel repertorio sfavillano cicli carnevaleschi i cui protagonisti sono schiavi e liberti africani ritratti in serenate, corteggiamenti, danze, bisticci, in un linguaggio che mescola sapientemente frammenti di dialetto napoletano comicamente storpiato, parole e frasi in Kanuri, insieme ad imitazioni di strumenti e versi di animali a cui si aggiungono ispirati momenti di improvvisazione vocale. Il raggio d’azione dell’Ensemble Burnogualà va dalla polifonia del tardo Rinascimento ad autori contemporanei quali Vince Mendoza, Miles Davis, Joe Zawinul, Diederik Wiessels, fino agli autori brasiliani, per una pratica della voce e dell’improvvisazione di derivazione jazzistica applicata a materiale della più diversa origine storica e geografica.