Si chiama “Folkways” il nuovo album della cantante e compositrice Costanza Alegiani presentato alla Casa del Jazz di Roma. “Folkways” è un disco di canzoni identitarie, sul folk che diventa mito. Un manifesto di appartenenza a una tradizione epica, radicata in un’America senza più luogo. Attraverso un linguaggio originale e arrangiamenti che alternano liricità acustica a momenti più elettrici, in “Folkways” Costanza Alegiani propone sia brani originali che altri tradizionali e ricchi di storia, a cui riesce a donare nuova luce, tonalità e sfumature di colore. Ma se il titolo rappresenta un omaggio allo Smithsonian Folkways Recordings, il più grande archivio al mondo del genere folk, l’intento di Costanza Alegiani è però quanto di più lontano dalla filologia. La genesi di questo suo terzo album – dopo “Fair is Foul and Foul is Fair” del 2014 e “Grace in Town” del 2018, in duo con Fabrizio Sferra – risponde alla consapevolezza di un legame profondo con quella letteratura musicale i cui temi toccano sentimenti e stati d’animo personali ma allo stesso tempo universali e, comunque, in grado di illuminare la contemporaneità.
«Grazie a questo progetto – spiega Costanza – mi sono concessa di dire la verità su tanti sentimenti che mi appartengono, anche molto scomodi, dando voce a visioni e paure, immagini oniriche, ricordi, confessioni, ma anche a speranza e libertà». Costanza Alegiani cita tra i propri riferimenti musicali, numi tutelari del folk come Johnny Cash, Joni Mitchell, Leonard Cohen e Joan Baez, così come interpreti illustri quali Barbara Dane, Jacob Niles e Odetta. Due autori classici della letteratura americana, Edgar Lee Masters ed Emily Dickinson, compaiono con le loro poesie tra gli autori dei testi delle canzoni, due delle quali cover di Bob Dylan e Woody Guthrie. In questa rappresentazione, Costanza Alegiani diventa attrice e interprete di questo mondo, rendendo vive e palpabili le emozioni dei vari personaggi, seguendo ritmo e accenti dei loro monologhi. Ed ecco, quindi, sfilare sul palcoscenico sonoro di “Folkways” una nutrita galleria di personaggi (reali, immaginari o letterari) che Costanza riporta in qualche modo in vita.
Sono anime che si mettono a nudo raccontando ognuno un sentimento autentico, affermando la propria identità (“It Ain’t Me Babe” e “Carry Me Home”), una scelta da compiere (“The Ice Skater”), l’affermazione di sé in un sogno rivelatorio (“Waking Dream”), il senso della fine e la prossimità della fine (“I felt a Funeral, In My Brain, “When I Was a Young Girl”), il sentimento di fuga ed evasione ma anche di serena rassegnazione (“Tender is the Night, Tonight”), la solitudine dello spirito (“Lonesome Valley”), la confessione di un assassino senza castigo (“The Last Blues of Benjamin Fraser”). In quello che può essere considerato un viaggio nel passato e nella tradizione musicale degli Stati Uniti, alla ricerca di nuovi sentieri che sappiano dialogare al meglio con il presente, sostengono il canto di Costanza Alegiani il sax tenore di Marcello Allulli, il contrabbasso (e basso elettrico) di Riccardo Gola e i due ospiti Fabrizio Sferra alla batteria e Francesco Diodati alla chitarra.