Fondazione Musica per Roma presenta
Remember me nasce dagli elementi del maschile e del femminile che si mostrano, confondono e poi uniscono prima di scomparire; dalla frammentazione del corpo umano in parti non riconducibili ad un'identità certa; dal mito come chiave del presente. Le domande sostanziali sul senso della rappresentazione (cosa facciamo qui? cosa stanno facendo gli attori dietro a questi schermi, sotto a quelle luci?) affiorano in lontananza insieme all'eco di un’immagine che le porta con sé. Si tratta di corpi che esistono nello stesso spazio di fruizione di chi guarda; miraggi non registrati altrove, ma presenti nell’hic et nunc che è prerogativa essenziale e commovente del teatro, che si spostano nel terreno ambiguo dove la presenza reale tende alla sparizione. Didone, prima di suicidarsi per il dolore provocato dalla partenza di Enea, chiede di essere ricordata: Remember me, grida. Cosa sarebbe successo se anche Enea, nello stesso istante, avesse pronunciato le stesse parole? Tutto accade mentre una voce dalle tinte ambigue sta cantando il Lamento di Didone di Henry Purcell.