La spinta alla modernizzazione dell’Italia ha un’accelerazione vistosa a partire dalla fine della seconda guerra mondiale, quando entra nella sfera di influenza americana e diventa poi membro fondatore del Mec in coincidenza con gli anni del boom. Proprio l’estrema rapidità del cambiamento (e qui la fotografia ci può aiutare a visualizzarlo) che in poco più di dieci anni – 1945-1960 – modifica il volto del nostro Paese, è alla base delle tante contraddizioni che scandiscono le tappe del racconto. Resistenze, pulsioni autoritarie, nostalgie e malesseri esistenziali si manifestano clamorosamente alla fine dei Sessanta e nel decennio successivo: una fase di conflitti sociali, culturali, politici, ideologici e soprattutto generazionali che testimoniano la distanza ormai incomponibile tra padri e figli, tra costumi, mentalità, culture, forme istituzionali, partiti di ieri e di oggi.