Fondazione Musica per Roma e International Music Festival Foundation presentano
Questo progetto fa parte di uno dei sogni nel cassetto che coltivo da diversi anni. Personalmente ho sempre amato le sfide e come sempre, mosso dall’entusiasmo, ho accettato di tentare anche questa. Sono cresciuto ascoltando il jazz ma parallelamente sono sempre stato appassionato di Progressive, anzi a dire il vero è grazie ad alcuni gruppi come i Soft Machine, Nucleus, Matching Mole che ho imparato a conoscere meglio il jazz afro-americano. In quegli anni ho avuto la fortuna di ascoltare dal vivo praticamente tutti i migliori rappresentanti di quella “nuova” musica che arrivava dall’Inghilterra: Genesis, Van der Graaf Generator, Emerson Lake & Palmer, King Crimson, Curved Air, Jethro Tull, Yes, ecc. La prima fase del lavoro ha riguardato la scelta dei brani, successivamente il lavoro di arrangiamento e in fine la scelta dei musicisti. Ho voluto coinvolgere musicisti che come me avessero vissuto quel momento musicale in quegli anni, ma anche musicisti più giovani, che magari avessero un punto di vista e una chiave di lettura differenti. Il repertorio scelto comprende brani noti e altri meno, tratti da dischi dei King Crimson, Genesis, Matching Mole, Robert Wyatt, Pink Floyd, più un brano originale e un momento di improvvisazione, cosa molto presente anche allora. I musicisti sono Maurizio Giammarco sax e flauto, Fabrizio Bosso Tromba, Gianluca Petrella Trombone, Luca Mannutza, keyboards, Francesco Puglisi Basso, Roberto Cecchetto chitarra, più lo special guest John De Leo alla voce. Il tentativo sarà sicuramente quello di attualizzare in forma contemporanea un affascinante e complesso patrimonio musicale ricco di spunti e molteplici sfumature, attraverso le diverse personalità dei musicisti coinvolti. Roberto Gatto
Una batteria. Sembra poco, ma può essere tantissimo. Non tanto perché Roberto Gatto, seduto dietro ai suoi tamburi ha saputo viaggiare per il mondo dei suoni come pochi, pochissimi altri hanno saputo fare, ma soprattutto perché non è solo di ritmo, di percussioni, di battiti che si tratta. E forse non si tratta nemmeno solo di musica. Roberto Gatto è infatti, un esploratore, un "ragazzo" che ha pensato di trasformare il suo strumento in una macchina in grado di muoversi nel tempo e nello spazio. No, non stiamo esagerando, perché Roberto, partendo dalla batteria, dal ritmo, dal battito, è andato altrove, è riuscito a superare le strette gabbie dei generi e degli stili, ha messo a disposizione il suo talento per aiutare quello degli altri, ha scritto, raccontato, sperimentato, visto, vissuto la musica in prima persona. E’ partito dal jazz ma ha scoperto la musica, tutta la musica, quella più raffinata e intransigente, quella più leggera e cantabile, non ha avuto timore di mescolare le sue bacchette e la sua testa pensante a quella di molti musicisti e molto diversi tra loro.