Musica per Roma presenta
Ornette Coleman è uno dei più grandi sassofonisti viventi. All’inizio della sua carriera, a ventinove anni, incise “The shape of jazz to Come” (“La forma del jazz che verrà”): poteva sembrare una forma di arroganza giovanile ma non lo era. Quel titolo fu profetico. Pochi come lui sono stati in grado di modificare completamente il nostro modo di sentire la musica. Coleman ha indicato al mondo una nuova strada: le sue idee musicali sono state controverse ma oggi il contributo innovativo è riconosciuto in tutto il mondo. Nato a Fort Worth in Texas nel 1930, ha cominciato da solo a suonare il sassofono. Suo padre morì quando aveva sette anni, sua madre lavorò sodo per comprargli il primo sassofono a quattordici anni. Un anno dopo formò la sua prima band e cominciò la ricerca di un suono che esprimesse la realtà come lui la percepiva. “Potevo suonare Charlie Parker nota per nota ma stavo solo riproducendo qualcosa. Così ho cominciato a cercare la mia strada”. A causa della segregazione razziale e della povertà in cui viveva a diciannove anni partì per Los Angeles. Ma negli anni ’50 a Los Angeles le sue idee musicali controverse non gli permettevano di tenere frequenti concerti. Ciò nonostante riuscì a circondarsi d’una serie di musicisti che condividevano le sue idee: Don Cherry, Bobby Bradford, Ed Blackwell e Blilly Higgins, e Charlie Haden. Nel 1958 l’uscita del suo primo album “Something else” rese immediatamente chiaro che Coleman aveva inaugurato una nuova era del jazz. L’energia e l’elettricità che il sassofonista aveva costruito insieme ai suoi musicisti, esplose durante la leggendaria stagione in cui Coleman suonò al Five Spot Jazz club di New York nel novembre del ’59. La sua musica era priva delle convenzioni prevalenti sull’armonia, il ritmo, la melodia e Coleman per definirla la chiamò Harmolodic. Dal 1959 fino a tutti gli anni ’60, Coleman realizzò più di cinquanta dischi considerati classici del jazz. Negli anni ’70 il sassofonista viaggiò attraverso il Marocco e la Nigeria suonando con i musicisti locali e nel 1975 costituì un nuovo ensemble chiamato Prime Time. Negli anni ’90 Coleman realizzò anche le colonne sonore dei film “Il pasto nudo” e “Philadelphia”. Nel 1997 il New York City Lincoln Center presentò la musica di Ornette Coleman in tutte le sue forme nell’arco di quattro giorni, incluso il concerto con la New York Philarmonic Orchestra diretta da Kurt Masur, “Skies of America”.