Fondazione Musica per Roma, in collaborazione con Mismaonda
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“…Noi dobbiamo scegliere il buono altrimenti ci estingueremo. I dinosauri hanno fatto l’errore di scegliere la corazza come protezione invece dell’intelligenza e per questo si sono estinti. Noi facciamo parte del mondo naturale e se non ci comporteremo da persone naturali finiremo con l’estinguerci. Per questo dobbiamo scegliere di diventare umani” (Arthur Clarke, scrittore di fantascienza e scienziato, sceneggiatore di “2001 Odissea nello spazio” di Stanley Kubrick).
Questa semplice deduzione di uno dei più grandi scrittori di fantascienza del ‘900 fa ancora fatica a trovare spazio nei piani economici dei governi mondiali. Eppure la maggioranza degli abitanti del pianeta, come recitano le statistiche, desidera oggi una vita diversa, più vicina alla natura e ai suoi ritmi dimenticati. La dittatura del Pil e dello spread ci ha fatto perdere di vista le ragioni per cui alla fine val la pena vivere. Una volta la costituzione americana parlava di diritto alla felicità per ogni singolo individuo, parola che in questi tempi cupi sembra appartenere a un’utopia impossibile, visto che è già un sogno se riusciamo ad arrivare alla fine del mese. La domanda che ci poniamo è “Ma il nostro paradiso è perduto per sempre?”