L’emozione per il jazz piano trio non passa mai, soprattutto se si incontrano ispirati esploratori come Maccianti. Pianoforte, basso e batteria: meccanismo delicatissimo non solo sul fronte strumentale ma soprattutto mentale, dove gli equilibri, ciò che chiamiamo feeling, risultano elementi indispensabili altrimenti il meccanismo non funziona. In Path funziona benissimo, soprattutto perché è un disco sincero e pulito, non sperimenta, allontana freddi intellettualismi, ma approfondisce, esplora il piacere per la melodia senza banalizzarla in un lirismo meditativo mai stuccoso, anzi sempre al servizio di un dialogo vitale. Il tocco di Maccianti - che si svela anche raffinato compositore - è limpido, legnoso, disegna le note in una trama ritmica spesso sottintesa, non nascondendo amori che vanno da Ellington, Monk a Jarrett. Meriti condivisi con una ritmica impeccabile, solida, creativa. Tavolazzi e Gatto condividono con Maccianti un percorso ricco di idee, cura dei dettagli che rendono Path un lavoro altamente godibile.