Una produzione Fondazione Musica per Roma
Il 2013 sembra un anno di svolta per tutti i cristiani: dalle battaglie di mezza Europa per i matrimoni gay alle sfide della bioetica, dalla crisi globale delle vocazioni alle dimissioni di Papa Ratzinger che hanno scosso la chiesa cattolica, s’intravedono cambiamenti decisivi nel rapporto tra cristianesimo e modernità. Umberto Galimberti, filosofo e psicanalista attento al nostro rapporto con il sacro, e Gabriella Caramore, teologa che da anni affronta i dilemmi della fede, sono tra gli osservatori più lucidi e appassionati di questo processo storico. Nel suo Cristianesimo. La religione dal cielo vuoto, da poco pubblicato, Galimberti spiega come dalla nozione cristiana di anima derivi il concetto d’individuo, titolare di diritti e libero di scegliere, che è il cardine della civiltà occidentale. Ma è proprio quest’individuo in cui noi ci riconosciamo, sempre più emancipato e insofferente verso ogni divieto e obbligo morale, la più grande minaccia per la chiesa. Una minaccia a cui la chiesa, denuncia Galimberti, fino ad oggi ha reagito male, trasformandosi in agenzia etica esangue e desacralizzata, riducendosi a “evento diurno, che lascia la notte indifferenziata del sacro alla solitudine dei singoli”.